


Martina Simonato
L’Infinito Istante
“[…] di rado mi sono sentito così libero come in quel periodo, durante le ore e i giorni passati a vagabondare per quelle contrade, spesso solo scarsamente popolate, a poca distanza dalla costa. D’altra parte, però, adesso ho come l’impressione che l’antica e irrazionale credenza secondo cui certe malattie dell’anima e de corpo vanno allignando in noi preferibilmente sotto il segno del Cane, potrebbe essere in qualche modo giustificata”
Sebald, Gli anelli di Saturno
Non è mai esistita un’Arcadia ideale, un posto incontaminato, immune al passaggio del tempo. L’uomo ha incessantemente disegnato delle linee labili che si sono aggregate, si sono andando a costituire quello che oggi chiamiamo Paesaggio.
L’Infinito Istante è itinerario e anche fuga. E’ il racconto di incontri, amici, oggetti, in cui si rispecchia e scandisce il cammino umano, il racconto di un’Italia comune, apparentemente marginale, dove la natura perde i richiami mitici ad una illusione vernacolare in favore di un’antropizzazione da sempre presente, magari sobria, armoniosa, ma comunque rispondente ai soli bisogni dettati da una quotidianità spesso più dura di quanto si ammetta Ogni segno è la risposta ad una necessità, ad un bisogno che mano a mano si abbassa, si estende, si mischia e perde la sua apparente natura. Una moltitudine di relazioni, di interdipendenze che assumono un valore testimoniale unico.
Il progetto si allontana dalla Storia, andando alla ricerca dei paesaggi delle storie portando la speranza che vi sia sopravvivenza nella metamorfosi e nel bello.
La narrazione che nasce dal riflesso tra il singolare, il familiare e l’universale che procede per contiguità, per rapporto tra oggetto e immagine, riflesso e sovrapposizione. L’intreccio di immagini di archivio e reportage traccia linee sottili, racconti che vibrano leggeri su una tela grigia, dentro uno spazio latente a cui non appartengono in pieno. Parla di un tempo che scorre costante, di paesi che, da sopra le cime delle colline, scivolano fino alle zone artigianali a valle. Mostra un territorio che non si sottrae a sedimentazioni, sfaccettature e contraddizioni, un luogo che, lontano dalla ricerca di un estetismo sempre più insoddisfatto, può rappresentare l’Italia intera.
Le immagini raccolte in questo lavoro sono state realizzate nel 2023 nella Provincia di Fermo, Marche, concentrandosi in particolare sul comune di Grottazzolina, 3.382 abitanti (Istat 2017). Il testo introduttivo è stato scritto con il contributo di Andrea Centoni che, avendo vissuto nei luoghi rappresentati, mi ha accompagnata nella ricerca.
BIOGRAFIA
Martina Simonato, nata a Ferrara nel 1996, è una fotografa e architetta con sede a Milano. Studia Architettura all’Università di Ferrara dove si laurea nel 2020 con la tesi Lo Spazio Latente, incentrata sul recupero delle Aree Interne italiane. Lavora parallelamente a lavori commissionati e lavori personali. Le sue ricerche si concentrano sul territorio inteso come entità mutevole in grado di trasformarsi in funzione delle culture che lo vivono, indagano la relazione tra spazio costruito e natura e studiano come L’uomo nel tempo si sia appropriato anche dei luoghi più marginali e trasformativi. Nel 2019 vive in Giappone dove sviluppa il progetto Mono No Aware che racconta il rapporto tra Uomo e Natura in Oriente, selezionato nel 2021 da Fotografia Europea per il progetto Photograph-BR, nel 2023 per The Photo Solstice #5 e per 18^ Biennale dei Giovani Fotografi di Bibbiena e per l’edizione Perimetro Naturale della rivista Perimetro. I suoi lavori sono stati inoltre pubblicati su Domus, Afasia, Divisare e La Repubblica.